mercoledì 22 maggio 2013

Un mormorio indistinto

Per proseguire con la ricerca del rapporto tecnologia e comunicazione, che si specifica nell'ulteriore rapporto fra controllo e libertà, ho deciso di scrivere un articolo su uno dei capolavori fumettistici americani, 'Il ritorno del Cavaliere Oscuro', scritto e disegnato da Frank Miller, coadiuvato da Klaus Janson (chine) e Lynn Varley(colori), nel 1986 per l'editore Detective Comics.

Benché il genere di questa graphic novel rientri nel filone supereroistico, una delle tematiche principali dell'opera è certamente l'influenza sempre maggiore che i media esercitano sulle masse. Miller ha dimostrato di conoscere a fondo il mondo degli anni '80, analizzandone con grande acume gli aspetti mediatici e prospettando alcune tendenze che si sarebbero attuate solo nell'era di Internet. 
Con l'avvento della televisione tutti gli individui, dal politico al commissario di Polizia, dallo psichiatra al cittadino comune, possono esprimere la loro opinione in televisione dinnanzi a milioni di altri uomini e comunicare il loro messaggio. Questo fiume di opinioni, pensieri, ma soprattutto parole inonda le case degli americani e rende quasi impossibile l'adesione ad un valore, ad un ideale comune. Se nel passato gli uomini potevano unirsi sotto una bandiera, un credo politico o religioso, oggi non si riesce più a distinguere con certezza neppure il ruolo di un'icona come Batman. Il Cavaliere Oscuro viene descritto da alcuni come uno psicopatico, da altri come il fomentatore dei criminali della città, da altri ancora come un  eroe che infonde negli animi dei concittadini il coraggio di non piegarsi alle ingiustizie. Dove sta la verità, dunque? Durante la lettura mi sono domandato più volte cosa rappresentasse Batman e devo ammettere che ogni personaggio che Miller pone nelle decine di vignette a forma di schermi a tubo catodico- un espediente grafico geniale che permette ai posteri di vivere sia a livello fisico che a livello contenutistico ciò che una trentina di anni fa era un comune programma televisivo- mi ha fatto cogliere sfaccettature del personaggio a cui non sarei mai giunto da solo. 
"La libertà di espressione è un'oasi , tanto fragile e di poca durata quanto gli intervalli tra le guerre.[...]
Poi arrivarono gli anni 80, giustamente chiamati l'era 'Reaganiana'. Era un vero divertimento seguire le notizie e disegnare fumetti. Un periodo di pericolose minacce, forze possenti, ed eventi mediatici estremamente frivoli." Frank Miller


Un aspetto fondamentale della chiave di lettura tecnologica è quindi il fatto che l'espressione della propria opinione dinnanzi ad un microfono sia sinonimo di grande libertà ma anche di responsabilità. Ciò che Miller delinea nel suo capolavoro è un mondo costituito da un mormorio indistinto, che a volte si spegne e che altre rimbomba come una cacofonia, un mondo in cui non è certamente impossibile ma sicuramente difficile farsi un'opinione, un mondo che con l'era del Web si è ingrandito pur tornando scritto: i forum, i blog, i social network sono un'evoluzione della televisione a livello espressivo, educativo-informativo e come fonte di intrattenimento.

I media in generale possono dunque plasmare la mentalità della popolazione, riportando alcune informazioni non veritiere e mostrando alcuni tipi di comportamento che verranno poi emulati, ma rappresentano senza alcun dubbio la odierna società di massa, caratterizzata da molte incertezze rispetto al passato ma anche da una maggiore consapevolezza di sé e dei potenti mezzi tecnologici a sua disposizione.

Bibliografia: Frank MILLER, Il ritorno del cavaliere oscuro, Novara : RW Lion, 2012.

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